A Porzûs-febbraio 1945 l'assassinio di Guido Pasolini,(il partigiano Ermes), fratello di Pierpaolo, ad opera di partigiani comunisti .


La foto di Guido Pasolini (in alto a sinistra) sulla tomba dedicata alle vittime casarsesi della lotta partigiana, Cimitero di Casarsa


Si discuterà molto, in questo 2025, di Pier Paolo Pasolini, nel cinquantesimo anniversario del suo brutale assassinio. In queste righe, però, parleremo dell’assassinio di Guido, l’altro Pasolini, il fratello, nato nell’ottobre del 1925. La sua morte rappresenta un trauma che lascerà in Pier Paolo una traccia indelebile: “Quel ragazzo è stato di una generosità, di un coraggio, di una innocenza, che non si possono credere – scrive all’amico Luciano Serra, nel maggio del 1945 – E quanto è stato migliore di tutti noi; io adesso vedo la sua immagine viva, coi suoi capelli, la sua giacca, e mi sento afferrare da un’angoscia così indicibile, così disumana”. Ancora nel 1961, rispondendo a un lettore di “Vie nuove”, scrive così: “Io sono orgoglioso di lui, della sua generosità, della sua passione, che mi obbliga a seguire la strada che seguo”. E quando la madre interpreterà Maria sotto la croce, nel Vangelo secondo Matteo(1964), Pasolini, al fine di ottenere un’interpretazione di “sanguinante sincerità”, a lei che attrice non è, chiederà di rivivere il dramma della morte di Guido.

“Caro Guido,ora che so che tu sei morto mi pare di conoscerti veramente; e so cosa vuol dire il nome fratello”. È l’incipit di un testo in forma di lettera con cui Pier Paolo si rivolge a Guido (contenuto nella nuova edizione dell’epistolario, P. P. Pasolini, Le lettere, Garzanti 2021). Si sofferma poi a ricordare il giorno in cui il fratello si diede alla clandestinità, nel maggio dell’anno precedente: “Avevi in tasca un biglietto per Bologna. Chiunque ti credeva diretto là; e neanche io sapevo dove saresti veramente arrivato. Intanto il cielo era sereno, là in alto, tutt’intorno a noi; e sorgeva una mattina; fresca, pungente; avevamo le scarpe bagnate di rugiada. La valigia ti pesava. E avevi nel cuore lo strazio di abbandonarci. Ma si taceva. Ed io sentivo che quel sereno, quell’umido, quel chiarore dei monti erano tremendi”. Non si sarebbero più rivisti

TraTra  il ’44 e il ’48, Pasolini è passato dal partito d’Azione a segretario del Pci di San Giovanni, creando scandalo e suscitando accuse di tradimento della memoria del fratello. L’8 febbraio 1948, tre anni dopo l’eccidio, disgustato dalle strumentalizzazioni democristiane come dalle rimozioni comuniste, sul “Il Mattino del Popolo” scrive che “interpretare” Porzûs è ancora un’operazione delicata, quasi intempestiva: “due partiti, sullo sfondo di uno sconvolto cielo di confine, si contendono la competenza richiesta per estrarre dalle tremende cronache del ’44-45 quei fatti e assumerli su un accomodante piano di storia o di leggenda. […] So infatti, senza timore di ingannarmi – per l’amore pudico e confidente che mi legava a Guido – che mio fratello e i suoi compagni osovani si trovano con i loro assassini in un rapporto che è semplicemente l’antinomia Bene-Male; così essi […] non sono morti in nome della “Patria”, ma in nome di quello che il simbolo “Patria” rappresentava nel 1945 per chi combatteva contro i Tedeschi: sono morti cioè in nome di quella spiritualità che essendo una categoria dell’uomo esisteva potenzialmente anche nei loro carnefici. Se dunque vogliamo che essi, in nome di quella Spiritualità, continuino a vivere, è a Loro che dobbiamo pensare e non ai caduchi simboli umani per cui hanno dato la vita”.  

Guido!” lo chiamo. Ma Ermes continua a camminare dritto, sicuro, senza pentimenti”.

https://lucysullacultura.com/cosa-vuol-dire-il-nome-fratello-vita-e-lascito-di-guido-pasolini/



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